Mi commuove nel profondo leggere i cartelli colorati da adulti e bambini sui balconi del mondo con la scritta: TUTTO ANDRA’ BENE! Mi commuovo perché è quello che desideriamo tutti, grandi e piccini, desideriamo essere felici, liberi e sani…allo stesso tempo, ogni giorno le notizie di dolore, decessi e contagi, contraddicono il nostro anelito ottimista e mostrano il divario tra le nostre pie illusioni e la cruda realtà. Proviamo a dire alle centinaia di vedove/i e orfani prematuri che tutto andrà bene! Per non parlare dell’economia, il virus ha messo in ginocchio il mondo e non oso immaginare le conseguenze nel prossimo futuro.
Non è vero, non andrà tutto bene, non sta andando tutto bene, anzi, eppure ne sono certo, tutto concorre al bene, anche il coronavirus! Non è un gioco di parole per tornare a giustificare un facile ottimismo, è la speranza della fede che non delude e non mente mai!
Resistiamo all’ottimismo di chi crede e spera che tutto tornerà come prima, di chi dice che presto riprenderemo la nostra vita come niente fosse accaduto, come dopo il risveglio da un brutto sogno; sarebbe tragico se il mondo tornasse come prima, sarebbe un’occasione unica persa, un’opportunità globale sprecata, un invito a conversione profonda mancato!
Il mondo si rialzerà anche da queste ceneri e lo farà come UNA NUOVA PRIMAVERA che rinasce dopo l’inverno, con tutta la forza e la bellezza della vita! Prendiamone definitivamente coscienza, il mondo viene da un lungo inverno, un inverno così lungo che forse ci siamo scordati della primavera, o peggio illusi che il nostro piccolo giardino fosse la primavera.
“La nave è ormai in mano al cuoco di bordo, ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta ma ciò che mangeremo domani“; Kierkegaard scrisse queste parole nel suo diario, in pieno Ottocento, eppure sono quantomai attuali perché descrivono molto bene l’epoca disorientata e relativista in cui viviamo oggi: abbiamo perso il senso della rotta, abbiamo sostituito gli ideali e le sfide esistenziali con mode superficiali e una continua tendenza al benessere effimero e alla vanità.
L’indomani dell’attentato alle Torri Gemelle, è stato quanto mai paradigmatico l’invito del presidente statunitense George Bush: “State tranquilli, è tutto sotto controllo, RITORNATE A FARE SHOPPING“, ovvero, se il mondo cade a picco l’importante è non pensarci troppo, l’unica cosa indispensabile è la distrazione, panem et circenses!
Certo la situazione di forte crisi politica, economica, morale e sociale contribuisce ad alimentare la sfiducia e il senso di smarrimento verso un avvenire che si prospetta sempre più incerto e scoraggiante; allora non c’è da meravigliarsi se una volta persa la bussola, l’unico diversivo per non pensare ad un futuro che ci spaventa, sia preoccuparci della nostra pancia, ascoltando il menù del giorno che il cuoco di turno propone.
L’indifferenza è il frutto più amaro di questa inquietante panoramica, perché, anestetizzando il nostro male di vivere, non ci permette di sentire l’urgenza di una risposta alla mancanza di senso e di sapore della nostra vita: è come se avessimo un forte dolore ad un dente e decidessimo di prendere un antidolorifico invece di andare dal dentista per farci curare e risolvere il problema.
Le sopraffazioni e le corruzioni dei governi e delle élite finanziarie hanno sottomesso tutto al dio denaro, ossessionati dalla speculazione e dal lucro che comanda sull’umanità schiava dell’accumulo e del consumo. L’economia, oggi in crisi, è basata su un’antropologia sbagliata, una visione distorta che ci ha portati alla normalizzazione dell’iniquità sociale come il frutto malato di una politica predatoria. L’esclusione dei più dall’essenziale e la sovrabbondanza ostentata dai pochi, esprimono un modello di società che ha contagiato come un virus un po’ tutti, sicuramente anche chi vi scrive! Troppo poco ancora abbiamo riflettuto sulla cultura dello scarto! Ho letto un interessante pensiero di Luigi Einaudi: “Chi cerca rimedi economici a problemi economici è sulla falsa strada. Il problema economico è l’aspetto e la conseguenza di un più ampio problema spirituale e morale”. ll fare soldi è diventato la vera cultura e religione popolare, l’oppio dei popoli di questo secolo.
Ma siamo noi veramente interessati alle sofferenze e alle ingiustizie, ce ne importa veramente, ci sta a cuore il destino del mondo e degli uomini? C’è una bellissima canzone che dice: “Solo chiedo a Dio che il dolore non mi sia indifferente e che la morte non mi trovi vuoto e solo, senza aver fatto quanto sufficiente”. Si respira nel mondo un’aria di tensione, di competizione ed incomunicabilità che sfocia facilmente nell’ostilità e nello scontro. La conflittualità invade tutti i settori della società e sembra inasprirsi di giorno in giorno; dai singoli individui, alle relazioni intra-familiari, fino ad arrivare al rapporto tra gli Stati. Quale antidoto offrire a questa degenerazione relazionale?
Per trasformare in energia positiva quella che rischia di degenerare in una spinta distruttiva, occorre riconoscere la portata delle trasformazioni in corso, che arrivano fino ad investire il piano spirituale. Nella lingua cinese la parola disperazione coincide con la parola occasione, ogni crisi rappresenta una grande occasione, una maschera che cade rivelando i nostri artifici e le nostre illusioni. La Crisi attuale ci spinge a ripensare la vita e il mondo, a lavorare per un’economia, un’istruzione e una politica basate sull’idea di virtù, sull’idea che la felicità non è egoismo, ma condivisione e relazione. Quando l’emergenza del virus sarà passata, non potremmo più accontentarci di una vita comoda e borghese alimentata da narcisismo e avidità.
Il coronavirus rappresenta una sfida epocale, fino a che punto ne siamo realmente coscienti!
Dalle nostre case isolate al mondo, ascoltiamo la nostalgia di un’esistenza più perfetta; il coronavirus ci ricorda che alle nostre vite qualcosa manca, qualcosa che non è possibile colmare con l’abbondanza materiale. Il de-siderio è la manifestazione della nostra mancanza di cielo, della nostalgia di vita e di pienezza che ogni uomo sente.
Abbiamo bisogno di riscoprire il Sacro, superare la tiepidezza spirituale, svegliare il desiderio sopito di Dio; tutto questo ci costringe a “metterci in cammino” e ci porta a scoprire il nostro comune destino! Il nostro cuore inquieto cerca qualcosa che lo appaghi, un infinito che può essere saziato solo da un altro infinito, non possiamo pretendere infatti l’infinito dal finito.
Davanti ad un mondo anestetizzato da un’indifferenza che non permette più di vedere le sofferenze degli altri, né di ascoltare il loro grido di dolore, davanti a tutti gli esclusi che spesso non hanno più nemmeno voce, il coronavirus ci sta spingendo al bisogno di fare qualcosa, ad aprire orizzonti di speranza dove sembra non ce ne siano più e così contribuire ad alleviare le ferite e le ingiustizie di una società inferma, non solo per problemi respiratori.
La reclusione forzata sta svegliando in noi il desiderio di comunità, la reale consapevolezza che tutto è connesso e che nel bene e nel male, dipendiamo gli uni dagli altri. Anche se confinati tra quattro mura, questo nuovo senso collettivo, ci porta fuori da noi stessi, ci porta alla consapevolezza di appartenere ad un popolo, alla grande famiglia umana; il virus infatti non ha frontiere, non guarda ad oriente o ad occidente, a ricchi o poveri, all’Europa, all’Africa o all’America.
E’ urgente rieducare le nuove generazioni alla bellezza, che sarà faro e guida della loro profonda sete d’infinito!
Dalle nostre case sogniamo con i nostri figli UNA NUOVA PRIMAVERA, sogniamo un mondo che vuol progredire senza corruzione, repressione e ignoranza, un mondo dove la dignità dell’umano sia posta al centro!
Quante relazioni ferite intorno a noi, quante persone non trovano soluzione alle loro fragilità, quanta divisione, quanta ostilità, chiusura e pregiudizio.
Noi cristiani abbiamo la certezza che la morte, il peccato e il male non sono l’ultima parola nella storia del mondo; Dio ha resuscitato suo Figlio Gesù Cristo, lui ha vinto la morte, ha vinto ogni nostra morte!
Solo un uomo redento potrà vivere relazioni redente con gli altri uomini, e la Terra parteciperà di questa redenzione!
Lasciamoci sedurre dalla più alta Bellezza, la vera grande bellezza che supera la legge ed il dovere ed entra nella dimensione della gratuità.
Lasciamoci sedurre dalla bellezza che unisce l’oriente e l’occidente, dalla verità che unisce tutto e tutti e saremo servitori disposti a sperimentare il primato delle grazie spirituali e carismatiche sulle miserie e sulle paure del nostro tempo; allora saremo capaci di far vibrare l’anima dei nostri fratelli con la stessa bellezza che ha incendiato il nostro cuore condividendo con loro un orizzonte bello, nuovo e sorprendente.
Questa è la grande speranza a cui siamo chiamati, la sola, unica, grande speranza a cui ogni uomo è chiamato…tutto ciò riguarda l’umanità nel suo complesso.
La verità è che tutto è vanità, tutto passa, solo l’amore resta e forse, proprio grazie a questo tempo, tanti Lo troveranno!
Questa crisi, questo virus può avere un ruolo decisivo per svelare l’uomo a se stesso ricordandogli le fondamenta della sua grandezza, la verità profonda del suo essere e la prodigiosa novità di Cristo…
Carissimo Francesco,
RispondiEliminati ringrazio di questa pagina notevolissima e sentita, pagata interamente con la tua carne, con la tua esperienza diretta, alimentata dalla tua feconda e sempre nuova curiosità che ti spinge e ti sospinge di terra in terra, alla ricerca di ogni uomo e donna, di ogni forma di vita, che possano e sappiano arricchirti e aprirti il respiro, il flatus vitae che poi torna di continuo nelle tue tele, nelle tue foto, nelle tue parole.
Lasciati dunque ringraziare dal più profondo del mio cuore.
Ti voglio bene, un abbraccio!
F.
Grazie Filippo, anche io ti voglio bene!
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