Francesco Astiaso Garcia © |
Salvare la natura dell'uomo
Oggi si insiste tanto sulla necessità di
salvare la natura dall’uomo, questo è giusto, urgente e quanto mai necessario
ma non dobbiamo allontanarci dal cuore del problema sottovalutando il rapporto
causa-effetto: per salvare la natura dall’uomo occorre salvare innanzitutto la
natura dell’uomo, riscoprendone la dignità, l’anima, la divina somiglianza che
apre alla trascendenza e all’eternità; Dobbiamo si difendere la terra, l’acqua
e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti ma dobbiamo proteggere
soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso. Un uomo che ha perso
ogni riferimento di fondo non sa più chi è.
Tutti dobbiamo sentirci interpellati sull’identità e sul destino della nostra casa comune, sulla sua armonia vitale e sul suo futuro ma dobbiamo guardarci bene dall’ambientalismo che oppone dialetticamente uomo e natura; la grande sfida è quella di giungere ad accordare ecologia ambientale ed ecologia umana. Occorre camminare insieme verso una rivoluzione antropologica che parli il linguaggio della fraternità, al servizio della vita, della dignità umana e della tutela del creato. Ognuno di noi deve sentirsi responsabile di tutto, perché tutto è connesso.
Non possiamo sottovalutare la dimensione
spirituale della conversione ecologica, esiste un’intima relazione tra Dio,
l’uomo e l’ambiente, anche se ovunque questa relazione appare minacciata da
un’unica, profonda crisi socio-ambientale. Dobbiamo riflettere
sull’interdipendenza di tutti gli esseri umani e agire insieme per affrontare
il grave degrado etico e sociale del mondo; le sole misure tecniche ed
economiche non sono sufficienti al superamento della cultura dello scarto. È
insufficiente anche la sola pedagogia ecologica. L’autentico progresso dei
popoli si misura dalla capacità di soccorrere i piccoli, i deboli e gli
indifesi. Come può essere credibile un’agguerrita difesa dell’ambiente se poi
non si prova compassione per la vita umana! Quante discussioni ho avuto con
amici comunisti che manifestavano per la salvaguardia della salamandra
guatemalteca a rischio di estinzione e poi mi insultavano perché dichiaravo di
essere contrario all’aborto!
Ma in tutto questo qual è il ruolo della
bellezza, che contributo possono dare gli artisti? Siamo chiamati a riflettere
sul rapporto che l’arte ha con la creazione e sul come l’arte può diventare un
veicolo per far sì che ogni uomo acquisisca un maggior senso di responsabilità
nei confronti della salvaguardia dei beni del creato. L’arte, attraverso la
bellezza, può aiutarci ad aprire gli occhi, per vedere noi stessi, il mondo che
ci ospita e l’amore di Dio. È urgente ritrovare uno sguardo contemplativo sul
mondo, uno sguardo capace di aprire una finestra sull’eternità e di unire tutto
e tutti. Finché non riconosceremo la nostra umanità negli altri, siamo
condannati ad ignorare anche la nostra.
“Il cosmo è un canto di bellezza, che può
essere innalzato da ogni uomo; ma questa liturgia cosmica è come attraversata
da una dissonanza che ostacola sempre più l’uomo a scorgere la bellezza. La
bellezza ci trasforma, se le permettiamo di parlarci, la sua travolgente
potenza può condurci in nuovi spazi, a volte sembra chiederci di cambiare
vita”. (Hans Urs von Balthasar)
Vorrei concludere le mie riflessioni con le
parole di Papa Francesco:
“Ciò che accade nel cuore dell’uomo ha un
significato universale e si imprime sul mondo. È dunque il destino dell’uomo a
determinare il destino dell’universo. Non ci sarà una nuova relazione con la
natura senza un essere umano nuovo. Non c’è ecologia senza un’adeguata
antropologia…È urgente recuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico:
quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale
con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio…
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