La Presidenza Ucai al completo assieme al Cardinal
Matteo Zuppi
Qualche giorno fa, abbiamo avuto un bellissimo
incontro con il nuovo Presidente della CEI, il Cardinal Matteo Zuppi. È stato
molto utile ed edificante poter parlare con lui del futuro della pastorale
dell’Arte in Italia. Tra le tante cose belle che ci ha detto, quella che mi
rimane di più, e voglio condividere con voi, è questa: “Siate audaci, siate creativi…dovete
coinvolgere i “Pasolini” di oggi, non abbiate alcun timore”.
Su una cosa ci siamo trovati tutti
d'accordo: il contributo degli artisti al Sinodo in corso è tutt'altro che
accessorio e ornamentale; come disse San Giovanni Paolo II rivolgendosi
all’Ucai: "il vostro ruolo culturale e spirituale è da intendersi come
bene primario per la crescita e l'armonia di una comunità intesa nei suoi
valori compitamente umani"
In pochi punti proverò a riassumere quello che sarà il contributo dell'Ucai al Sinodo in corso:
1. LA BELLEZZA, LA LITURGIA E LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
Ha ripetuto più volte Papa Francesco – “non si può educare senza indurre il cuore
alla bellezza, un’educazione
non è efficace se non sa creare poeti”. Nel cammino verso un patto
educativo globale – indispensabile di fronte a una dilagante frammentazione
sociale e culturale – l’apporto degli artisti è fondamentale per far riscoprire
quella sensibilità che apre il cuore al mondo intero, bisognoso di armonia e di
speranza. L'Ucai partecipa al fine apostolico della Chiesa e alla Nuova Evangelizzazione con la
catechesi degli artisti e la diffusione della fede cattolica attraverso le
varie forme di espressione artistica, ben coscienti che la Chiesa non cresce
per proselitismo ma per attrazione. L’approfondimento del rapporto tra gli
artisti e la liturgia è da sempre per noi di prioritaria importanza.
2.
LA QUESTIONE DEI LINGUAGGI
Nella realizzazione del
cantiere sinodale dovremmo misurarci con la questione dei linguaggi…Papa Francesco ha detto recentemente:
"se autentico l’artista, sa Parlare di Dio meglio di chiunque altro".
L'arte è un linguaggio che unisce i popoli poiché come diceva Henry
Miller, non insegna nulla tranne il senso della vita.
L’arte porta in sé stessa un valore universale e
condiviso che ci avvicina a qualcosa di più grande, qualcosa che va oltre i
confini, le culture, le fedi e le appartenenze; se l'arte è lo splendore della
bellezza e la bellezza è lo splendore della verità, l'arte ci mette in
relazione con qualcosa o Qualcuno che trascende i popoli e li fa comunicare
nell’ammirazione, lasciandoci intuire che quanto ci unisce è più grande di
quanto ci divide.
In un clima da guerra fredda, è quanto mai urgente e necessario il fuoco dell'arte per stemperare il gelo e riscoprirci fratelli e coinquilini del mondo; In quest’ottica la bellezza costituisce la più alta forma di diplomazia spirituale, Il dialogo, illuminato dalla bellezza, riesce con facilità a superare confini, chiusure e pregiudizi; perché, come ci insegna la sapienza cinese, due fiumi riflettono la stessa luna, e noi sappiamo che la luce riflessa in entrambi proviene dall’unico Sole, Cristo Risorto!
3.
L’ARMONIA NELLA DIFFERENZA
L’arte è maestra nell’accoglienza
delle differenze perciò
gli artisti rivestono un ruolo di fondamentale importanza nel favorire la
sintonia tra persone e comunità di provenienze diverse. La bellezza non è mai assenza ma equilibrio di
contrasti, la bellezza è armonia nella differenza. “Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza
di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità”. (Evangelii
Gaudium)
Il desiderio di bellezza in fondo è anelito di unità.
Questa unità è reale quando ciascun essere svolge la funzione che gli è
propria, quando può dare ciò che è al mondo. L’unità esige paradossalmente la
differenza e questo la distingue dall’uniformità.
4.
IL NUOVO SGUARDO SUL MONDO
Circa la cura della nostra casa il contributo degli artisti è unico e insostituibile. Noi artisti cristiani dell'Ucai abbiamo ricevuto dal nostro fondatore San Paolo VI il mandato di "custodi della bellezza del mondo". L’arte, attraverso la bellezza, può aiutarci ad aprire gli occhi, per vedere noi stessi, il mondo che ci ospita e l’amore di Dio. Inequivocabili, a tal proposito, le parole di Papa Francesco: “La crisi ecologica che stiamo vivendo è anzitutto uno degli effetti di questo sguardo malato su di noi, sugli altri, sul mondo, sul tempo che scorre; uno sguardo malato che non ci fa percepire tutto come un dono offerto per scoprirci amati”.
La nostra risposta alla crisi sociale ed ecologica comincia proprio dal desiderio di FAVORIRE UN NUOVO SGUARDO, necessitiamo un nuovo sguardo, lo sguardo di San Francesco, uno sguardo contemplativo che ci permetta di riscoprire il sacro, di tornare a vedere il cielo che ci stanno chiudendo! Mi chiedo con Bob Dylan: "Quante volte un uomo deve guardare in alto prima di riuscire a vedere il cielo?
Siamo chiamati a suscitare voglia e appetito nel mondo per una vita nuova, e la nostra fede non è altro che accoglienza di questa vita nuova. Dobbiamo coinvolgere le persone in un desiderio di vita nuova. Una religione moralistica che si è prosciugata non serve più. "Solo il Padre sa qual è il frutto vero che deve portare una persona e non dimentica mai che l’obiettivo finale non è il grappolo ma il vino. Per questo non dobbiamo innamorarci dell’uva, ma guardare sempre al vino".
Francesco Astiaso Garcia
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