Alcuni stralci tratti da una bellissima intervista a Papa Francesco fatta da Dario Edoardo Viganò:
“Essere guardati dagli occhi dei bambini è un’esperienza che tutti conosciamo, che ci tocca fino in fondo al cuore e che ci obbliga anche a un esame di coscienza. Lo sguardo dei bambini sul mondo è uno sguardo puro, capace di captare tutto, uno sguardo limpido attraverso il quale possiamo individuare subito e con nitidezza il bene e il male.
Che cosa facciamo perché i bambini possano guardarci sorridendo e conservino uno sguardo limpido, ricco di fiducia e di speranza? Che cosa facciamo perché non venga rubata loro questa luce, perché questi occhi non vengano turbati e corrotti?
Quanta
necessità abbiamo oggi d’imparare a guardare! Servono occhi capaci di fendere il buio della notte, di alzare lo sguardo
oltre il muro per scrutare l’orizzonte.
Oggi è tanto
importante una catechesi dello sguardo, una pedagogia per i
nostri occhi spesso incapaci di contemplare in mezzo all’oscurità la “grande
luce” (Is 9,1) che Gesù viene a portare. Una mistica del nostro tempo, Simone
Weil, scrive: «La compassione e la gratitudine discendono da Dio, e quando
vengono donate attraverso uno sguardo, Dio è presente nel punto in cui gli
sguardi s’ incontrano». Ecco perché la riflessione sullo sguardo apre alla
trascendenza.
Guardare non è vedere…Vedere è un atto che si compie solo con gli occhi, per guardare occorrono gli occhi e il cuore… È la qualità dello sguardo a fare la differenza… Uno sguardo che tocca la realtà, ma anche il cuore, è uno sguardo che la realtà la trasforma…Non è uno sguardo che ti lascia dove sei, ma è uno sguardo che ti porta su, che ti solleva, che ti invita ad alzarti…uno sguardo di svelamento:
là dove noi non vediamo che un limite,
l’occhio del poeta e dell’artista costruisce passaggi, apre brecce negli
sbarramenti, scorge i segni di una realtà più bella e più grande. Abbiamo tanto
bisogno di questo sguardo”.
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