FESTIVAL DELL'UMANO TUTTO INTERO
Mi è stato chiesto di dare un’interpretazione artistica al tema del nostro “Festival dell’Uomo Tutto Intero”.
Sono sotto gli occhi di tutti le gravi conseguenze verso cui ci sta portando visione antropologica parziale e ridotta, che non tiene conto delle
dimensioni dell'uomo integralmente; la storia sta dando segni di disarmante
involuzione, assistiamo a logiche di
disgregazione, scarto e dominio, si
stanno indebolendo i sentimenti di appartenenza ad una medesima
umanità.
Nel preparare questa mostra, sono state per me di
grande ispirazione, le meravigliose parole scritte da Terenzio: “Niente di ciò che è umano mi è estraneo".
Come
artisti siamo chiamati a dare acqua all’umanità, a far battere il cuore del
mondo! Tutto ciò che è umano ci riguarda per
davvero. Restiamo umani, solo quando avvertiamo come nostre le ferite
dell'umanità.
Non possiamo parlare di un occhio limitandoci a descrivere la retina, l'iride e la pupilla, senza parlare anche della vista che ne esprime l'essenza; allo stesso modo non possiamo parlare dell'uomo senza parlare anche della sua sacralità e della sua anima...nessuno parla più dell'anima. Per risollevare l'uomo dalla sua desolata condizione esistenziale è certamente necessario discutere di politica, di economia o ecologia ma è ancora più urgente e indispensabile rivelare all'uomo la verità su sé stesso, la sacralità e dignità infinita che ogni uomo porta in sé.
Viviamo in un’epoca disorientata, abbiamo perso il senso
della rotta, il mondo è minacciato
e diviso, la conflittualità invade tutti i settori della società e
sembra inasprirsi di giorno in giorno; dai singoli individui, alle relazioni
intra-familiari, fino ad arrivare al rapporto tra gli Stati. Assistiamo quotidianamente
ad una comunicazione planetaria che si distingue per un bullismo
abnorme, raccapricciante, tragico.
Quale antidoto offrire a questa degenerazione relazionale? Come diceva Victor Hugo: “Ciò che fa notte dentro, può lasciare in
noi le stelle”. Paradossalmente l'oscurità può aiutarci a trovare la
luce. La Crisi attuale ci spinge a ripensare la vita e il mondo, un'occasione da non perdere! Questa è la vera grande sfida del nostro
tempo.
Saremo capaci di intercettare la domanda di senso, di bellezza e di felicità che abita il cuore degli uomini? Sicuramente gli artisti possono aiutarci in questo, poiché “l’arte non insegna nulla tranne il senso della vita”, elevando l'umanità, inducendola alla bellezza. L’esistenza è costantemente esposta al sacro ma la facoltà di vedere dell’uomo è in declino; abbiamo perso lo sguardo contemplativo sul mondo. L’arte può aiutarci a ritrovare questo sguardo contemplativo, rivelandoci il nostro comune destino e la nostra condizione di fratelli, coinquilini del mondo!
Il mondo di fronte alle gravi minacce che incombono sull’avvenire
dell’umanità ha bisogno della bellezza per non
sprofondare nella disperazione del dubbio e del non senso, si tratta di salvare
l’umano nell’uomo, di salvare il senso stesso della vita umana contro il caos e
l’assurdo.
Compito dell'artista è certamente rivelare lo sporco e il brutto del nostro mondo, ma ancora prima è nostro dovere indicare il bello e la speranza. Vanno bene le denunce, è nostro dovere alzare la voce contro iniquità e ingiustizia, senza dimenticare però che la dignità dell'artista consiste nel suo dovere di tenere vivo il senso di meraviglia del mondo. Il mondo non perirà per mancanza di meraviglie, ma per incapacità di meraviglia! Per questo mi piace considerare l'arte come sorgente di una speranza nuova, in contrapposizione ad una cultura spesso senza speranza.
Per la mostra che accompagnerà il convegno ho portato 3 installazioni
artistiche che hanno tutte i bambini come protagonisti:
La prima è composta da 5
quadri che rappresentano le principali ferite dell'umanità, ferite che l'uomo
smarrito infligge a sé stesso e agli altri, le cui prime vittime sono sempre i
bambini.
La seconda installazione
vuole trasmettere un messaggio sulla cura e la responsabilità,
attraverso l'esposizione di diversi disegni di ritratti di bambini che con
i loro occhi limpidi interpellano lo spettatore, obbligandolo quasi ad un esame
di coscienza. E' proprio vero: "il mondo non è l'eredità dei nostri genitori
ma il prestito dei nostri figli", sento molto questa responsabilità come padre di quattro figli!
Dicevamo che non
basta gridare contro le tenebre, bisogna accendere una luce, la terza
installazione, vuole provare ad essere questa luce, è un'istallazione
incentrata sulla speranza, che ci spinge ad avere ancora fiducia nell'uomo, ad
aprirci con ottimismo al futuro, nonostante tutto!
Francesco Astiaso Garcia
“ NIENTE DI CIÒ CHE È UMANO MI È ESTRANEO "
FERITE DELL' UMANITA'
L'AEREOPLANO
Dedicato ai figli dei soldati partiti in guerra
L'ULTIMA PREGHIERA
Dedicato alle vittime del mare e delle
migrazioni forzate
Dedicato alle vite che non hanno mai potuto
affacciarsi al mondo
LA BAMBINA SOLDATO
Dedicato a tutte le vittime di abuso,
coercizione e violenza
Dedicato a tutte le vittime innocenti della
guerra
I BAMBINI CI GUARDANO
Lo sguardo dei bambini è uno sguardo puro, capace di captare
tutto, uno sguardo limpido attraverso il quale possiamo individuare subito con
nitidezza il bene e il male. Essere guardati dagli occhi dei bambini è
un’esperienza che tutti conosciamo, che ci tocca fino in fondo al cuore e che
ci obbliga anche a un esame di coscienza.
Negli occhi dei bambini nei paesi in guerra percepiamo
immediatamente la bancarotta dell'umanità. Che cosa facciamo perché i bambini
possano guardarci sorridendo e conservino uno sguardo limpido, ricco di fiducia
e di speranza?
Che cosa facciamo perché non venga rubata loro questa luce,
perché questi occhi non vengano turbati e corrotti?
Papa Francesco
CANTO DI SPERANZA
Molte donne si chiedono: metter al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato dalla guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra.
Oriana Fallaci
LA VITA È UN SOFFIO,
MA
LA BELLEZZA NON SVANISCE
Ho Sognato un Mondo
Ho sognato un mondo
impermeabile ad ogni ideologia, in cui non c’è
guerra invocata in nome della pace, un mondo dove le lacrime sono tutte uguali ed è impensabile che
i crimini di qualcuno, possano
giustificare e legittimare i crimini di qualcun altro;
Ho sognato un mondo dove la sacralità della vita non dipende dal colore
della divisa
o dalla lingua delle tue preghiere, dove non c’è
fede che respinga con arroganza forestieri e migranti, aizzando sospetti,
divisioni, paura e ostilità;
Ho sognato un mondo senza discriminazioni in nome della lotta alla
discriminazione,
dove l’anticonformismo non è solo una facciata
conformata al pensiero dominante,
dove si è disposti ad ascoltare chi la pensa in
maniera differente;
Ho sognato un mondo dove chi difende la vita dei panda in estinzione, non
favorisce l’aborto e l’eutanasia come scelte di civiltà; dove chi
difende la vita nel grembo materno, si schiera, con la stessa passione, al
fianco dei clochard, delle prostitute, degli zingari, dei poveri, dei carcerati
e degli stranieri;
Ho sognato un mondo dove le nuove generazioni sensibili all’ambiente sono
anche disposte a rinunciare a qualcosa del loro esigente e conformista stile di
vita; dove chi si spende in difesa
dei poveri, degli zingari, dei rifugiati, abbia anche a cuore anche la tutela
della vita dei più deboli, indifesi e portatori di handicap, in ogni momento,
dal concepimento fino alla morte;
Ho sognato un mondo in cui tutti si sentono corresponsabili della custodia
della bellezza e riverenza della vita; un mondo assetato di pace, giustizia ed
equità, capace di guardare chi è diverso come un fratello, nel profondo
rispetto di tutta la meravigliosa ricchezza della grande famiglia umana;
Francesco Astiaso Garcia
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