"Oh
potessi esprimere questi sensi,
trasfondere nella carta ciò che vive in me così pieno e caldo,
sì che la carta diventasse specchio dell'anima mia
come l'anima mia è specchio dell'infinito Iddio"
Questi pochi versi tratti da "I dolori del giovane Werther" di
Goethe esprimono in pienezza quello che mi ha sempre spinto verso l’arte e la pittura.
Quale
migliore risposta alla domanda: Perché dipingi, o perché scrivi?
Se dunque l’anima di chi dipinge porta in sé l’immagine di Dio, e la carta, registrando
come un sismografo i più profondi moti interiori, si fa specchio dell’anima, l’opera
stessa sarà specchio di Dio!
Questo
intendeva forse Herman Hesse quando affermava: “Fare arte è mostrare Dio in ogni cosa”.
Ecco
il miracolo estetico che avviene ogni volta che un artista si fa canale
di verità e bellezza e lascia affiorare nell'opera il proprio infinito che
porta in sé l'impronta del Creatore!
Per
chi non è abituato a vedere la luce è più facile guardare il riflesso del sole
in una pozzanghera piuttosto che alzare gli occhi al cielo e contemplarne direttamente
lo splendore.
L'
arte per me è questa pozzanghera, misera e imperfetta, che ha il privilegio
però di condividere la luce di Dio con chi non la vedrebbe
altrimenti!
E' per questo che il mondo ha bisogno degli artisti per non cedere al non senso
e alla disperazione.
Francesco
Astiaso Garcia
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