Non voglio entrare in merito di giudizio circa la qualità delle opere in esposizione, è noto che alla Biennale di Venezia partecipino i più grandi artisti rappresentati dai loro capolavori indiscutibili ma è noto anche che non sempre siano i meriti e il valore a determinare la scelta o l'esclusione degli artisti.
Quello che più mi preme invece affrontare è una riflessione sull'inquietudine e il malessere trasmesso da moltissime delle opere presenti alla Biennale indipendentemente dalla loro qualità e dalla loro genialità, vera o presunta.
Oggi troppi artisti comunicano attraverso il proprio lavoro desolazione, mancanza di speranza, frustrazione, cinismo, disincanto e turbamento.
E' sempre più rara l'opera d'arte capace di far sognare, di risvegliare nobili ideali e sane aspirazioni, l'opera d' arte che ci spinge ad amare la vita e immaginare un mondo migliore dove non siamo vittime ne carnefici ma protagonisti di uno scenario che ci invita a scuotere routine e indifferenza per poter vivere la nostra esistenza in pienezza con ardore ed entusiasmo!
Come mai uscendo dal cinema dopo aver visto un cartone animato della Walt Disney ci sentiamo migliori e più leggeri mentre uscendo dalla Biennale ci portiamo addosso una certa pesantezza accompagnata da smarrimento e sconcerto?
Non ho intenzione di provare a dare una risposta però senza imbarazzo aggiungo che sento nostalgia per l'arte al servizio dei sogni capace di incoraggiare la fantasia e provocare negli adulti la stessa emozione, lo stesso trasporto e lo stesso incanto che un cartone animato della Walt Diney provoca nei bambini.
Concordo...
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