(Antoine de Saint-Exupéry)
Il poeta Pascoli dice che esiste dentro di noi un fanciullino che nell'infanzia si confonde con noi, ma, anche con il sopraggiungere della maturità, non cresce e continua a far sentire la sua voce ingenua e primigenia, suggerendoci quelle emozioni e sensazioni che solo un fanciullo può avere.
Spesso, però, questa parte che non è cresciuta non viene più ascoltata dall'adulto.
Il poeta invece è colui che è capace di ascoltare e dare voce al fanciullino che è in lui e di provare di fronte alla natura le stesse sensazioni di stupore e di meraviglia proprie del bambino o dello stato primigenio dell'umanità.
Spesso, però, questa parte che non è cresciuta non viene più ascoltata dall'adulto.
Il poeta invece è colui che è capace di ascoltare e dare voce al fanciullino che è in lui e di provare di fronte alla natura le stesse sensazioni di stupore e di meraviglia proprie del bambino o dello stato primigenio dell'umanità.
Il fanciullino prova sensazioni che sfuggono alla ragione, ci spinge alle lacrime o al riso in momenti tragici o felici, ci salva con la sua ingenuità, è sogno, visione, astrazione.
È come Adamo che dà per la prima volta il nome alle cose e scopre tra esse relazioni e somiglianze ingegnose, che nulla hanno a che vedere con la logica della razionalità.
Il nuovo si scopre, non si inventa, la poesia è nelle cose, anche nelle più piccole.
Quando smettiamo di ascoltare il rumore del mare dentro alla conchiglia, qualcosa comincia a cambiare!
È come Adamo che dà per la prima volta il nome alle cose e scopre tra esse relazioni e somiglianze ingegnose, che nulla hanno a che vedere con la logica della razionalità.
Il nuovo si scopre, non si inventa, la poesia è nelle cose, anche nelle più piccole.
Quando smettiamo di ascoltare il rumore del mare dentro alla conchiglia, qualcosa comincia a cambiare!
“Così sperimenta il mondo il bambino, per il quale ogni oggetto è nuovo.
Vede la luce, ne è attratto, vuole afferrarla, si scotta le dita ed inizia ad avere paura e rispetto per la fiamma. Poi impara che la luce ha anche effetti positivi: dissipa il buio, allunga il giorno, può scaldare, cuocere, essere uno spettacolo piacevole da vedere.
Sommate queste esperienze, la conoscenza della luce è compiuta, e le nozioni relative vengono immagazzinate nel cervello.
L’interesse forte ed intenso sparisce e la spettacolarità della fiamma lotta contro l’assoluta indifferenza. Così, a poco a poco, il mondo perde il suo incanto.
Si sa che gli alberi danno ombra, che i cavalli corrono veloci e le automobili velocissime, che i cani mordono, che la luna è lontana, che la figura nello specchio non è vera”.
Lo spirituale nell’arte (Wassily Kandinsky)
MIA NIPOTE GIULIA |
MIO FRATELLO LELE |
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