Il Colore Secondo le Teorie di Kandinskij




Accordo Musicale - Tecnica Mista su Tela (Francesco Astiaso Garcia)


In generale il colore è un mezzo per influenzare direttamente l’anima:il colore è il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima è un pianoforte con molte corde… l’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, fa vibrare l’anima.

Goethe diceva che la materia, in ogni suo aspetto, è “musica congelata”,

un quadro ben dipinto non è quello che ha dei valori esatti (gli immancabili valeurs dei francesi), o una distinzione quasi scientifica tra toni caldi o freddi, ma quello che ha una vita interiore.

Un buon disegno è quello in cui non si può cambiare nulla senza distruggere questa vita interiore, indipendentemente dal fatto che contraddica le regole dell’anatomia, della botanica o di un’altra scienza.

Il problema non è sapere se la forma esteriore è rispettata, ma se l’artista ha bisogno di questa forma nella sua apparenza esteriore.
Allo stesso modo non bisogna usare un colore perché esiste in natura, ma perché è necessario nel quadro.

Insomma, l’artista non solo è autorizzato, ma è obbligato ad utilizzare le forme che gli servono. Non sono necessarie l’anatomia e affini, ne il rifiuto a priori di queste scienze, ma la totale, incondizionata libertà dell’artista nella scelta dei suoi mezzi”

Fino a che punto siamo liberi di modificare queste forme e a quali colori possiamo accostarli?
La libertà arriva fin dove arriva la sensibilità dell’artista.

Sono importanti le deformazioni pittoriche come in cucina è importante l’uso dell’aceto o del limone, come in musica si compiono dissonanze.

L’artista deve essere cieco alle forme note o meno note, sordo alle teorie e ai desideri della sua epoca, deve fissare gli occhi sulla sua vita interiore, tendere l’orecchio alla necessità interiore.

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