"Devi imparare a vivere la banalità del quotidiano" mi ha detto una volta una persona che ha visto in profondità la mia nascosta tristezza dovuta all'inganno di pensare la vera vita come un'altrove che non esiste.
Quanto aveva ragione! La mia insoddisfazione nasceva proprio dal continuo confronto tra quelle che erano le mie proiezioni sul mondo e la vita di tutti i giorni, tra le mie aspirazioni di grandezza e la realtà della natura umana. Ogni giorno pensavo: Così dovrei essere io, così la vita, così gli altri...e invece io, la vita e gli altri eravamo sempre diversi da come io li avevo immaginati.
Quante
volte nella vita siamo colti dall'incertezza di decidere cosa sia
conveniente e cosa non lo sia, quante volte mi sono imposto di stabilire
i tempi e i modi della mia vita, pensando che tutto potrebbe essere
migliorato, vivendo costantemente un'inquietudine di perfezione.
Quanta
sofferenza per il mio perfezionismo! Il mio desiderio di perfezione
nasconde una grande superbia, comune a tutti gli uomini, ma ancora più
accentuata negli artisti che non conoscono Dio e si alimentano del
proprio narcisismo!
"Non sappiamo cosa sia conveniente domandare" (Rm 8, 26) scrive San Paolo nella lettera ai Romani.
Questo vuol dire che se anche potessimo vedere realizzato ogni nostro desiderio, non è detto che avremmo la lucidità e la profonda consapevolezza per scegliere quello che veramente sarebbe conveniente per noi.
Quante volte ciò che ho pensato buono e indispensabile per la mia felicità, si è rivelato poi vuoto o addirittura nocivo e controproducente.Tanti, per esempio, cercano la ricchezza e il successo, ma i soldi e il potere senza la consapevolezza dell'umana miseria, condizionano negativamente chi li possiede, favorendo superbia, egoismo e solitudine.
E' vero pure il contrario, tante volte ci troviamo a vivere situazioni o avvenimenti che non avremmo mai desiderato che poi affrontate con il giusto spirito e la giusta luce, ci cambiano la vita, ci aiutano a crescere, ad avere nuove prospettive e punti di vista, e soprattutto un sano distacco.
Qualche anno fa si è allagato il mio studio e per me è stata una tragedia; in pochi secondi ho perso il lavoro di oltre due anni: Un giorno come tanti altri dopo aver dipinto per ore sono andato a dormire sereno e soddisfatto per il lavoro realizzato nel corso della giornata, il mattino seguente, ho trovato lo studio pieno d'acqua a causa di un tubo che si era rotto durante la notte, tantissimi quadri, disegni, incisioni, acquerelli e appunti erano irreparabilmente rovinati, persi per sempre.
Ovviamente per me è stato scioccante vedere i miei quadri in quelle condizioni, dipinti per i quali ero andato a dormire molto tardi o mi ero svegliato prestissimo al mattino, lavori in cui avevo messo l'anima dando tutto me stesso considerandoli il mio tesoro.
Questo episodio doloroso è stato fondamentale perchè ha messo in luce quanto fosse totalizzante e superficiale la mia relazione con la creazione artistica; Era indiscutibilmente eccessiva la libido che mettevo nei quadri che dipingevo e questo condizionava negativamente la mia libertà e la mia vita, la mia scala delle priorità.
Scoprire questa dipendenza dal mio lavoro e vedere come fosse bastata un pò d'acqua e di umidità per distruggere tutto mi ha aiutato a crescere come uomo e come artista.
Perchè vivere? per dipingere rispondevo...e perchè dipingere?...bella domanda!
Dopo quel giorno non ho più avuto bisogno di ascoltare l'omelia per capire queste parole del vangelo:
"Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore".
bravo Francesco la penso esattamente come te!Dobbiamo farci 2 chiacchiere qualche volta... organizziamo!
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