Tratto dal film di Michelangelo Antonioni, "The passenger", con Jack Nicholson e Maria Schneider
Diversi anni fa ho avuto la fortuna di conoscere di persona il grande regista Michelangelo Antonioni, ormai parlava poco, era molto vecchio e costretto in una sedia a rotelle.
Abbiamo visto insieme il suo film "The passenger" e non so per quale motivo mi è rimasto impresso il monologo che ho riportato all' inizio di questa storia.
Qualche anno dopo la morte di Antonioni ho conosciuto un pittore abruzzese che aveva dedicato tutta la vita alla pittura e alla scultura ricercando sempre la bellezza e tutto ciò che potesse allietare la vista.
Poi un giorno verso i 40 anni fu colto improvvisamente da una malattia degli occhi e divenne cieco.
Senza la vista e senza la pittura la vita per lui aveva perso il senso...
così entrò in una terribile depressione che lo portò per un lungo tempo a non voler più uscire di casa.
Qualche volta accettò di accompagnare la moglie a messa e poco a poco, ascoltando la Parola e l' annuncio del Vangelo, cominciò a scoprire la fede e a mettere in discussione tutte le sue convinzioni e le sue certezze.
Mi parlò della conversione come di una maschera che cade.
Si era illuso per anni che la sua realizzazione come persona dipendesse dalla sua arte e dal successo umano del suo lavoro, e solo ora che suo malgrado aveva dovuto abbandonare la pittura, cominciava a capire quanta vanità e quanta illusione ci fosse dietro al suo sogno d'artista.
Per anni aveva trascurato la moglie e i figli, si era chiuso nel suo lavoro e non aveva visto e compreso il dolore delle persone che gli erano accanto, esisteva solo lui e la sua pittura, per gli altri non aveva mai trovato il tempo.
Non potrò mai scordare quando mi disse :
"Io vedevo ma ero cieco, ora sono cieco ma ci vedo, Dio mi ha aperto gli occhi attraverso la mia cecità "
L'artista cieco (Francesco Astiaso Garcia 2003) |
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